E state
in completo relax ,
al sole ,in spiaggia
o sui monti verdeggianti;
e state
sereni in vacanza,
con gli amici
o soli in una stanza.
Non pensate
al rientro a casa ,
al lavoro,alle noie.
Non pensate ,
vivete il mondo
e gustatene le gioie.
E' estate.
Cacciar la chimera.
Quanta allegria qualche decennio fa...
la nostalgia tanto dolore mi da.
Avevo tutto e non apprezzavo nulla...
ora molto è distrutto nella vita buia.
Attendo di giorno richiami sereni,
confusi nel sonno tornano i veleni.
Attendo con voi inattese gioie
arrivano poi puntuali le noie.
Che dire allora?
Che ne so!
Non sarà tra un'ora, ma rivivrò!
Che dirvi oltre,
questa sera?
Domani si riparte
a cacciar la chimera.
Paese
Paesello lontano
mi hai tenuta per mano,
ti lasciai un giorno
e mai feci ritorno.
Ti spio talvolta
con gli occhi di altri,
rimango assorta
senza pensieri scaltri.
Ma svanisce presto
nella neve l'armonia,
ritorna prepotente
il dolore della nostalgia.
Quando la sento
si ferma il respiro,
paesello, intanto
in fondo t'ammiro.
Sei forte nella rocca
aspetti forse il giorno,
che mentre neve fiocca
un dì faccia ritorno.
Sai bene tu davvero,
nel silenzio bianco,
che non trovo il sentiero
e forse ti manco.
E' solo un'illusione :
vai per la tua strada,
chi ti lascia ha timore
ma nel mondo impara.
Impara ad ascoltare ,
forse a capire,
rapito ti sta a guardare,
poi riprende a salire.
Quando a novembre
Quando a novembre al mattino
Un pallido raggio di sole,
tra le case fa capolino ,
e sento un brivido improvviso ,
il guair di un cagnolino
e una goccia sul mio viso,
il rombo dei tuoni vicino,
che annuncia la pioggia
e riempie il catino,
dimenticato e già colmo
di foglie rubino
portate dal vento,
allora io penso :primo,
che il gelo si appresta
e accender vorrei il camino;
secondo ,vorrei fermare
e amare un pochino
questa marcilenta stagione,
che, pur ponendo un lumicino,
il seme spande sulla terra
perché il fior tremolino
riviva per contro e ancora
secondo il disegno di Dio.
Buongiorno
La dolcezza del mattino
La freschezza che ti solletica
La sensazione di pace e
L’aprire gli occhi al giorno.
La calura estiva incombe
E la sua espressione peggiore ,
Il sentirsi soffocar dall’afa,
trovano ristoro prima di mezzogiorno.
Sono questi primi momenti
Del giorno i più gradevoli
Sulla pelle e nel cuore
Adoro comunque il prepotente sole.
Ombre
Quasi quasi mi consolo
Vedo voi cuccioli gioiosi
Ansimando correre e scherzare
Vorrei inseguirvi e con voi saltellare
Con la speranza che uno solo dei miei ricordi
Riviva
Al sentire il fruscio dei campanelli
Che hanno accompagnato
Tanti momenti festosi e belli.
Un sorriso mi strappate
Per cotanta tenerezza
Un pensiero mi suscitate
Per il tempo la vaghezza.
Guardo voi e poi comprendo
Il passato non può tornare
Con coraggio le ombre coprendo
Ritorno al sereno e ad amare.
Sogno estivo
Corri al mattino
Spensierato e piccolino
Là nel prato una farfalla
S’è posata sulla spalla
Ti trattiene un attimo il respiro
E nel cuore ti senti vivo.
Non sapevi bastasse così poco
Per sentirsi di nuovo in gioco.
Così un simpatico esserino
Lieve, variopinto e complice
Ti ha donato un buon mattino
E alla vita una risposta semplice.
India
Infiniti e variopinti frutti
Sollecitano le narici
Coi profumi e il pregustare
Nelle papille il sapore.
Sempre tanto generosa
Offri a chi ti osserva
Trepidante e fantasiosa.
I tuoi figli grati
Spiritualmente ti rendono omaggio
In ascolto con rispetto rapiti
Dal racconto del vecchio saggio.
Ecco allora che gli aromi
Si confondono col sentire
Tutto in uno grande e bello
Armonioso quadro col fratello.
Dolore
Il cuore strappato alla madre
Le radici rubate alla prole
Le voci sentite nel cuore
Nelle notti di straziante dolore.
Nessuno ha tanto potere
Di far straripare nel pianto
L’urlo del bimbo che nega
Accumulo di denaro tanto.
Qualcuno dovrà pur fermare
L’orribile infamia inflitta
E almeno giustizia ridare
Alla famiglia sconfitta.
Centomila lo urlano al vento
Basiti da tanta perfidia
Non giunge l’eco al tormento
Scandalizza il silenzio dei media.
Quei giorni trascorsi a soffrire
Non si possono cancellare
Ma gli autori devono patire
Il dolore li deve annientare.
Sarebbe opportuno parlare
E sempre sul nascer troncare
I mostruosi piani scoperti
Ai danni dei poveri inerti.
Il cuore strappato alla madre
L’amore rubato alla prole
Grida giustizia al Padre
Che sia sconfitto il dolore.
Asia
Il tuo nome evoca immensi altopiani
Lunghe , storiche e maestose muraglie
Luoghi di millenarie culture
E preda di innumerevoli schermaglie.
Ma tu , piccola e indifesa
Ti rannicchi nei tuoi sentori,
non ti importa se ti sei arresa
e nemmeno che accade fuori.
Talvolta la vita ti assale
E mostri al sole la pelle
Quel raro ricorso riappare
Del passato tuo ribelle.
Eppure ricordo con quale amore
La tua mamma ed io
Ammiravamo il tuo splendore
Ma in te vince l’oblìo.
Forse nel tuo tenero cuore
Ripensi alla madre svanita
Non basta che io ti consoli
Ricerchi la vita sfuggita.
Ed ora sotto la calda coltre
Attendi una mano amica
Ma non credi che aprire le porte
Possa cambiar la tua sorte.
Milù
Grigia la giornata del tuo venire
E grigia la veste tigrata
Ma caldo e tenero lo sguardo
Piccola pelosa amata!
Non hai voluto crescere
O forse qualcosa lo impedisce
Minuscola tra i tuoi simili
Che loro cure gradisce.
Costante e discreta la presenza
Non imponi il tuo voler
E il tuo strusciare lieve
Rivela la tua essenza.
Sei dolce e pensierosa
Attenta e premurosa
Adoro il tuo ronfare
Che pace mi sa dare.
Pedro
Caro il mio gigante buono
Bianco, maculato, col muso
A simmetria nel mezzo solcato,
la tua allegria dirompente
stimolante e contagiosa
la giornata rompe
da decorrenza silenziosa.
Spesso riveli il tuo animo gentile
Cedi i passo e il posto
E se indugio traspare
Sei dolcezza a non finire.
Coinvolgi sempre nel tuo energico gioco
Sei spesso fonte di gioia
Caro il mio diplodoco!
Il vento
Il vento che trasporta
Il tuo sogno lontano
Mentre ancora oscilla l’ombrellone
Ti solletica piano.
Vorresti urlare per il tempo perso
O per le imminenti nuove
Ma come una pietra, sulla riva
Del fiume, continua inerte
A fissare il cielo terso.
Le tue passioni relegate nei casssetti
Fremono in attesa di un sibilo,
una brezza pur leggera
che sprigioni voli inespressi.
Sdraiata sulle promesse
Di una chiara risoluzione
Continui ad osservare quel treno
Fermo alla stazione.
La scia del vento e delle cose
Impotenti e abbandonate,
sussurran parole lontane e lamentose
da troppo tempo trascinate.
Acqua.
Ho sognato te piccina
Che correvi una mattina
A piedi scalzi sul pavimento
Freddo e liscio da spavento.
Alla finestra accostata
A meraviglia chiamata
Da quei soffici svolazzanti fiocchi
Vera delizia per gli occhi.
Ancora oggi rimane l’emozione
Calma ed estasiante la visione
Scalda il cuore quel bianco
E ne affiora il rimpianto.
Acqua. Sei
acqua.
Siamo dipendenti da te
Per la sete e il caffè
Per il bagno e la cucina
Indispensabile sera e mattina.
Ogni cuore ti cerca sempre
Animale o vegetale
Che se non ne riempi il ventre
Sicuramente starà male.
Quanto dai a tutti quanti
Quanto viaggi per soddisfare
Forse tutti non ti sanno rispettare
Dovrebbero trattarti coi guanti.
Senza te la vita muore
Nulla riesce a campare
Anche se solo per diletto al mare
Non si può stare solo al sole.
Bianco
Nel bianco lasci un segno
Un sogno, un disegno,
urli al mondo senza ritegno
che la tua sorte offri in pegno.
Basterebbe un timido sole giallo,
con l’invidia di chi si contenta
avulso come pietra che non senta
a rimuoverti dal mortale stallo.
Ma quella soffice schiuma bianca
Che si infrange sulla sabbia inerme
Altro non produce che stanca
Che le vele mantiene ferme.
Altro attende il mondo sofferente
Depredato. Offeso e dimenticato
alle grandi parole al vento sordo
che inesorabilmente portano al niente.