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martedì 27 gennaio 2009

Alcune parole per la pace




PACE

LAVORATE SULLA PACE
OGGI
E TUTTI I GIORNI
CHE SEGUONO.
COSI'
NON SI POTRA'
DIMENTICARE.
(Mira)




SE QUESTO E' UN UOMO
Voi che vivete sicuri

Nelle vostre tiepide case;

Voi che trovate tornando la sera

Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo

Che lavora nel fango

Che non conosce la pace

Che lotta per mezzo pane

Che muore per un sì e per un no
Considerate se questa è una donna

Senza capelli e senza nome

Senza più forza di ricordare

Vuoti gli occhi e freddo il grembo

Come una rana d'inverno:
Meditate che questo è stato:

Vi comando queste parole:

Scolpitele nel vostro cuore

Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;

Ripetetele ai vostri figli:

O vi si sfaccia la casa,

La malattia vi impedisca,

I vostri cari torcano il viso da voi.
Primo Levi


Prima vennero per gli ebrei
" Prima vennero per gli ebrei

e io non dissi nulla

perchénon ero ebreo.

Poi vennero per i comunisti

e io non dissi nulla

perchénon ero comunista.

Poi vennero per i sindacalisti

e io non dissi nulla

perché non ero sindacalista.

Poi vennero a prendere me.

E non era rimasto più nessuno

che potesse dire qualcosa."
Martin Niemoeller



È piccolo il giardino

profumato di rose,

è stretto il sentiero

dove corre il bambino:

un bambino grazioso

come il bocciolo che si apre:

quando il bocciolo si aprirà

il bambino non ci sarà.

Franta Brass, nato a Brno il 14.9.1930morto ad Auschwitz il 28.10.1944

La farfalla

L’ultima, proprio l’ultima,

di un giallo così intenso, così

assolutamente giallo,

come una lacrima di sole

quando cade

sopra una roccia bianca

- così gialla, così gialla!

-l’ultima,volava in alto leggera

aleggiava sicura

per baciare il suo ultimo mondo.

Tra qualche giorno

sarà la mia settima settimana di ghetto...

Ma qui non ho visto nessuna farfalla.

Quella dell’altra volta fu l’ultima:

le farfalle non vivono nel ghetto.

Pavel Friedmann, da Vedem, 4.6.1942



Una macchia di sporco

dentro sudicie mura

e tutt’attorno il filo spinato

30.000 ci dormono...

Sono stato bambino tre anni fa.

Allora sognavo altri mondi.

Ora non sono più un bambino,

ho visto gli incendi

e troppo presto sono diventato grande.

Ho conosciuto la paura,

le parole di sangue, i giorni assassinati...

Alla luce di una candela m’addormento

forse per capire un giorno

che io ero una ben piccola cosa,

piccola come il coro dei 30.000,

come la loro vita che dorme

laggiù nei campi, che dorme

e si sveglierà,aprirà gli occhi

e per non vedere troppo

si lascerà riprendere dal sonno...

Hanus Hachenburg, da Vedem, settembre 1944



Non cresce più l’erba ad Aushwitz,

non una spiga di grano

rigogliosa nel suo essere.

Batte la pioggia eterna,

fredda, inesorabile

sulla ruggine dei pali

sui grovigli di ferro dei recinti

lungo la pianura nordica.

Gela la Vistola

e gela il nostro animo

al cospetto della morte,

la terra sterile non accoglie più

i semi fecondi

che le porgono a piene mani.

Ecco il macabro spettacolo

dinanzi ai nostri occhi inorriditi.

Come può un uomo essere spogliato,

deriso, marchiato;

come una donna essere umiliata,

sfruttata, ingannata.

Non hanno più la forza di ricordare

i reduci di Aushwitz:

una ferita profonda solca i loro cuori,

acqua e sangue scorrono nel vuoto.

Non cresce più un fiore

in questa terra maledetta,

nessuna colomba di pace

sbatte le sue candide ali

né si posa sugli aridi rami.

Vinta dall’esito di tanto orrore

mi prostro in ginocchio piangendo

per i nostri fratelli Abele

crocifissi e dissolti nel vento …

mille poi mille ancora,

sei milioni di Ebrei massacrati…

Aleggia lo spettro di un incubo

perenne nel silenzio dei loro occhi,

gridano al loro Dio:

"Quando tutto ciò avrà fine?"

. Mi unisco alla loro preghiera,

una lacrima fende il mio viso

come una lama tagliente,

la nostra carne grida ancora vendetta,

inspiro l’aria satura di piombo.

Il mio animo sussulta

e un fremito d’orrore mi coglie:

nei Balcani, in Cambogia, in Ruanda

si continua a crocifiggere.

Perdono per quanti hanno ucciso anche la Speranza:

non sapevano quel che facevano.

Anna Maria

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